Eppure mi hai chiamato tu
Collaboro, a volte senza lasciare firma
È vero. Pur essendoci dentro a fondo. Succede nelle intese più forti, quando la visione condivisa vale più del riconoscimento pubblico.
Allora sì, lo faccio restando invisibile. Se serve. Se lo sento, o anche se tu lo chiedi. E se sono d’accordo.
Intanto penso che stare dietro le quinte non vuol dire nascondersi. Vuol dire sapere che puoi fare spazio senza scomparire. Che puoi starci, senza doverci essere.
È da lì che comincio a lavorare, a far emergere la scena, il gesto, quel dettaglio che dà senso a tutto. Senza stress da prestazione. E alla fine tu, mi ri-conosci.
Ho messo in scena una luce senza voler illuminare me stesso. Ho messo a fuoco qualcosa che ancora non era lì.
E quando poi — magari all'improvviso — ti chiedono: “Ma tu chi sei?" puoi rispondere, sorridendo: “Il colpevole.”